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pdf - scheda spettacolo
Un spettacolo sul femminismo? Ma no, che noia, ancora?
In fondo “gli uomini sono fatti in un modo e le donne in un altro”: se ognuno rispetta il proprio ruolo tutto va liscio. Ma è proprio così?
Perché generazioni di italiani hanno studiato e ancora studiano su antologie o libri di storia dove le donne sono inesistenti, al massimo sono “mogli di”, ma incapaci di un pensiero autonomo e divergente? Perché generazioni di donne sono cresciute e crescono pensando che il loro valore sia direttamente dipendente dal gradimento maschile? E, soprattutto, perché le donne hanno sempre vissuto in una condizione di evidente svantaggio politico, economico, sociale, finanziario?
È a questi interrogativi che cerca una risposta Stella Pulpo nel suo monologo, un testo che di noioso non ha nulla, perché con leggerezza, grinta e ironia ripercorre il suo ruolo di “donna, dalla bimba all’asilo con il grembiulino rosa alla liceale simpatica ma, aihmè, “con il culo a tamburello”.
Ci sono donne che hanno lottato per il diritto all’istruzione, all’accesso allo sport, all’aborto, per il diritto di proprietà, contro il delitto d’onore, perché fino al 1981 la vita di una donna valeva meno di un furto di un motorino e fino al 1996 lo stupro non era un reato contro la persona.
La cronaca e l'attualità ci dimostrano che c’è una tendenza a frenare, a tornare indietro. La parità salariale è ancora lontanissima, i femminicidi si moltiplicano, alcuni diritti acquisiti sono tutt'altro che garantiti.
C'è ancora tanta strada da fare “dobbiamo difendere i diritti umani ogni giorno, a ogni passo, il femminismo riguarda anche gli uomini, perché allarga i diritti e quindi ci rende tutti più liberi. Questa battaglia ci coinvolge tutti, ci interpella, ci include.
Io sono femminista mio malgrado. Femminista perché non potrei non esserlo”